Luca Garruba
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Sebbene il numero di investimenti diretti esteri (IDE) è sceso dell’8,4% nel 2014, gli investimenti di capitale in Africa Sono saliti a 128 bilioni di dollari.
Tali dati sono nettamente positivi per le prospettive di crescita del continente africano e si nota che gli IDE nella regione non sono solo rappresentati dalle grandi imprese ma anche dalle PMI.
L’investimento in Africa è sempre stato ritenuto dagli investitori”un salto nel vuoto”, un continente dilagnato dalle guerre civili e da malattie infettive che veniva visto quasi alla stregua di investimento a fondo perduto. Tuttavia, nel 2014, gli investitori ha modificato il loro approccio e hanno puntato la loro attenzione su tale continente, attratti dalla sua forte crescita macroeconomica e da ottime prospettive garantite da un ambiente di lavoro più tutelato, da una classe di consumatori in aumento, da abbondanti risorse naturali e dallo sviluppo delle infrastrutture.
In particolar modo, il miglioramento delle infrastrutture sottosviluppate hanno diminuito i potenziali costi logistici a cui sarebbero dovuti andare incontro le imprese, conducendo ad un inevitabile quanto gradito aumento dell’interesse degli investitori stranieri.
Con l’aumentare degli investimenti stranieri e la continua crescita macroeconomica, l’Africa diverrà certamente una potenza economica nel prossimo futuro. Nella regione abbondano risorse naturali ancora mai sfruttate ed un ampio margine di crescita in diversi settori commerciali.
I principali progetti di investimento e di crescita, attualmente si registrano in: Sud Africa, Kenya, Uganda, Repubblica democratica del Congo, Ruanda, Angola, Zimbabwe e Botswana. Entro la fine dell’anno, inizieremo aggiornamenti pianificati in Ghana, Nigeria, Etiopia, Benin, Camerun, Guinea Repubblica, Gabon, Tanzania, Mauritius e Costa d’Avorio .
La continua attenzione e gli investimenti in infrastrutture da parte di leader del settore agevoleranno i collegamenti dell’Africa con il resto del mondo, creando maggiori opportunità per le imprese africane, permettendo loro di vendere a livello transfrontaliero verso nuovi mercati di destinazione.